domenica 23 novembre 2008

GREETINGS

Moio&Sivelli/Adriana de Manes

Laboratorio per N. est - project room Museo Madre - 6 febbraio 2008

Il lavoro si focalizza sulla presenza “silenziosa” della comunità cinese ad est di Napoli.
Alcune zone nelle immediate vicinanze della stazione centrale vivono una sorta di “colonizzazione” da parte della comunità che tende a creare delle vere e proprie chinatown riconoscibili e autonome come in altre realtà europee.
Ad est troviamo però soprattutto insediamenti produttivi e commerciali.
Da Gianturco a Ponticelli numerose sono le attività, dal grande market alle piccole botteghe segnalate da insegne esclusivamente a ideogrammi e da lanterne rosse, chiaramente rivolte alla stessa comunità.
Una presenza molto forte che allo stesso tempo si rende invisibile nella sua quotidianità anteponendo ad essa un certo tipo di “comunicazione commerciale”.
La nostra riflessione si articola su una possibile maggiore integrazione partendo da alcune analogie e da profonde differenze.
Ad Est si sviluppa in maniera strutturata l’attività commerciale di una grande comunità dell’Est… Ad Est si progetta la crescita (?) e la trasformazione di un territorio partendo da presupposti di una grande potenzialità che, tradita da una cattiva politica, deve oggi fare i conti con l’emergenza ambientale e sociale.

“GREETINGS” 18 sec. 2008

il video apre su un primissimo piano di una giovane donna cinese. Il vento ne scompiglia i capelli legati e rivela una ripresa all’aperto. Lo sguardo dolcemente fissa l’obiettivo. Velocemente la ragazza si muove ed esce dall’inquadratura a camera fissa scoprendo il fondo. Un Vesuvio nitido in una giornata assolata e ventosa. Con chiarezza si leggono le pendici lambite e assediate da un’urbanità brulicante. È riconoscibile la prospettiva dalla zona di Ponticelli, una visuale panoramica inconsueta del Monte che sovrasta in bellezza il disordine edilizio. Al rumore del vento si mescola in lontananza il suono di fuochi d’artificio che si perdono nella dissolvenza delle immagini.

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"Classroom#1" dvd, 4'43'', 2008

Classroom#1 è l’ironica conclusione del workshop curato da Salvatore Lacagnina, Gigiotto Del Vecchio, Stefania Palumbo e Francesca Boenzi nella Project Room del museo Madre (15 maggio - 2 giugno 2008). Dopo alcune lezioni con esperti del settore, basate sul concetto di traduzione, la prova d’esame porta ad un divertente epilogo. La tensione prima dello scatto della fotografia di gruppo degli artisti-scolari, si scioglie improvvisamente grazie ad una scrosciante sorpresa.

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Timeless


8 c-print on adhesive pvc, cm150x118, 2008.

Stazione Metropolitana di Margellina, Napoli.



Su uno slittamento spaziale e’ incentrato timeless un viaggo allo stesso tempo reale e metaforico. E’ una riflessione su uno dei (pochi) aspetti positivi della globalizzazione, sulla

erosione dei confini, sull’integrazione, ma anche sullo spostamento, sul transito, sul

nomadismo, sulla deterritorializzazione che e’ una delle caratteristiche pregnanti della societa’

contemporanea.Tuttavia qui il tema e’ affrontato con leggerezza:

uno “sliding-doors”giocato sui registri dell’ ironia e dell’irriverenza, uno sguardo

indiscreto che spia una donna nei suoi spostamenti metropolitani tra Napoli e Londra.


Eugenio Viola





lunedì 11 febbraio 2008



"Still life in it!" 12 uova di struzzo, silicone, 2006.
12 ostrich's eggs, silicon, 2006.




"Millions of future lives" uova di pesce, silicone, tela, cm.80x100, 2006.
fish's eggs and silicon on canvas, 80 cmx100 cm, 2006.




"Millions of future lives" detail.




"Connie and Alice" stampa laser su alluminio, silicone, cm80Xcm120, 2006.
laser print on alluminium, silicon, 2006.




"A night in Costiera Amalfitana" video still, 2006.


Moio&Sivelli
Still life in it!

Napoli, 28 novembre – 22 febbraio 2007
Inaugurazione martedi' 28 novembre 2006 ore 19.30

Comunicato stampa
Il 28 novembre 2006 alle ore 19.30 presso la Galleria Blindarte di Napoli in via Caio Duilio 4/d, inaugura la personale di Moio&Sivelli dal titolo Still life in it!, in programma fino al 22 febbraio 2007.
Il progetto dei due artisti napoletani presentato in galleria si sviluppa armonicamente attraverso diversi media: dal video alla fotografia, dalle tele alle sculture/installazione.
La loro attenzione si sofferma questa volta su quel periodo di attesa successivo alla fecondazione e precedente la nascita; un periodo in cui l'azione, forse la più importante che l'essere vivente ha la possibilità di compiere, è già stata compiuta, e resta solo l'attesa di pochi giorni, poche settimane, o i nostri 9 mesi, affinchè il ciclo si concluda e si verifichi la procreazione.
Questo emozionante momento biologico che accomuna gli esseri viventi è il punto di partenza di una analisi che, non senza ironia, e non troppo legata a pregiudizi bioetici, sembra concludersi con la sua stessa messa in discussione.
Alcune uova di struzzo sono disposte sul pavimento in maniera da formare un triangolo equilatero e, ricoperte da diffusi strati di silicone, si presentano ben protette e bloccate verticalmente in equilibrio su se stesse.
Le grandi uova compongono l'installazione che dà il titolo alla mostra e simboleggiano il delicato stato di sviluppo della fase che precede la nascita: il momento embrionale, lo stato intermedio tra la vita e la non vita.
L'uso del silicone da parte degli artisti segna il loro intervento nel ciclo di sviluppo della vita: l'uovo ne risulta completamente rivestito, ed intrappolato all'interno non potrà svolgere la sua funzione, ovvero schiudersi e dar corso alla vita.
La stessa ironia arriva a coinvolgere anche le due tele che, dopo essere state ricoperte di uova di pesce, vengono cosparse di strati di silicone: miriadi di piccolissime vite in fieri, bloccate sul nascere, vengono risparmiate nelle "pitture", e preservate per un momento successivo.
Quando la vittima dell'intervento artistico è una donna, la provocazione diventa ancora più toccante: anche la fotografia di una donna in avanzato stato di gravidanza è stata interamente ricoperta di silicone.
Indifferentemente i nascituri sono intrappolati nei loro resistenti veicoli per lunghi periodi di tempo scanditi dalle immagini del video "A night in Costiera Amalfitana".
Girato in una notte d'estate ad Amalfi, il video rappresenta un viaggio temporale in un indefinito periodo buio, dove la luna, ripresa nel suo girare, sembra lasciare una lunghissima scia che a poco a poco invade l'intero orizzonte visivo attorno agli artisti. Lentamente trascorre cosi' un periodo in cui la luce del sole non c'è mai, e la lunga attesa lascia presagire, o forse solo auspicare, l'inizio di nuove esistenze.

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STOP STARING AT ME LIKE THAT! “ 2005

Ilfochrome print on aluminium, glass and silicon.

Cm. 40x40

Cm. 80x80

In this case the feminine body is “inquired” through visual prothesis which peer its peculiarities. The attention is paid to small portions of skin, to the angles, to the relevant details that qualify the body/female and that disperse in an almost psychedelic vision, obtained thanks to the photographic tool. The metallic prothesis are “attached” to the objective and they are much more than a visual artifice. They immediately create an approximated contact with the body/subject almost as if the image were sucked from an inexistent glance. It comes out a work where erotism is not rendered explicit in a asseverated way but it is preferably mysterious, everything plays with the amalgamation of colours and with the ambiguity of the images. The details do not describe…they bewilder and automatically contorted, they assume abstract valences ,as if the photographical click isolates the object ,stealing his personality. The title is a possible reading key ,it is the only element of narration and it alludes to the “funny annoyance” of the subject, given by the insinuating glances of the voyeurs on the feminine intimity; it brings back to the relationship between the object of desire and the desiring subject. The pictures are enclosed in a glass and covered by silicone. The stratus of adhesive is extended from the back almost reaching the middle of the image,emphasizing in this way, a “diaphragm vision” and materially underlining the tactility of the work.

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Stampa ilfochrome su alluminio gommato , vetro , silicone.

cm. 40 X 40

cm. 80 X 80

Il corpo femminile in questo caso è “indagato” attraverso protesi visive che ne scrutano i particolari. L’attenzione è concentrata su piccole porzioni di pelle, sulle pieghe, sui dettagli più significativamente qualificanti il corpo/femmina per disperdersi nella visione quasi psichedelica ottenuta con lo strumento fotografico. Le protesi metalliche “attaccate” all’obbiettivo sono molto di più di un artificio visivo. Creano immediatamente un contatto ravvicinato con il corpo/soggetto quasi come se l’immagine fosse risucchiata da uno sguardo insistente. Ne viene fuori un lavoro in cui l’erotismo non è esplicitato in maniera dichiarata, ma, piuttosto, è misterioso, tutto giocato sulla fusione dei colori e sulla ambiguità delle immagini. I dettagli non descrivono piuttosto spiazzano, e anatomicamente stravolti, assumono valenze astratte quasi come se lo scatto fotografico delocalizzasse il corpo spersonalizzandolo. Il titolo è una chiave di lettura possibile e, unico elemento di narrazione, allude al “fastidio divertito” del soggetto per gli sguardi insinuanti da voyeur dell’intimità femminile e rimanda alla relazione tra l’oggetto del desiderio e il soggetto desiderante. Le foto sono chiuse in un vetro e ricoperte di silicone. Lo strato di collante è steso dal retro fin quasi al centro della foto accentuando così una visione da diaframma e sottolineando con resa materica la “tattilità” del lavoro.















domenica 10 febbraio 2008

"What's the game?" dvd, 46 sec. 2006.


The game starts…
A girl jumps with a cord in the dazzling white of a sunny day.
The rhythm is very important, concentration is high ,the game is a serious thing.
The cord follows fast and easy movements of the body, almost juvenescent and without clothes to underline the gymnastic lust and the fresh and white skin of the girl.
The cord is pink.It cuts off the white ,the dark hair and the shadows of the dexterous body which gets in and out of the visual area.
The background is made of birds singing in harmony and it gets more and more intense.
The girl changes her game.
Now it is the hula-hop and the material by which it is made is more evident.
As it was the cord, the hula – hop is a pink barbed wire covered by silicone which she enrols and unrolls on her body.
It is difficult not to get hurt.
But she doesn’t care.
She keeps on playing hurting herself by provoking small abrasions more and more serious,so lost in her joyful game…

Il gioco comincia…
Una ragazza con la corda salta nel bianco abbagliante di una giornata assolata.
Il ritmo è importante, la concentrazione è al massimo, il gioco è una cosa seria.
La corda segue i movimenti rapidi e disinvolti del corpo quasi adolescente e senza vestiti per sottolineare la voluttà ginnica della ragazza e la sua pelle bianchissima e fresca.
La corda è rosa. Spicca tra il bianco con i capelli scuri e le ombre del corpo agile che entra ed esce dal campo visivo.
In sottofondo il canto degli uccellini quieto ed armonioso si fa più intenso…
La ragazza cambia gioco.
Ora è l’hula-hop ed è più evidente il materiale di cui è fatto.
Come la corda è un filo spinato rosa e ricoperto di silicone che lei srotola ed arrotola intorno al corpo.
È difficile non ferirsi.
Ma lei non se ne cura.
Continua a giocare procurandosi piccole escoriazioni via via più serie, presa com’è nel suo gioco gioioso…

"Ensnaring" dvd, 57 sec. 2005.


Mouse is a London fetish performer and she was already acting in previous artworks of Moio&Sivelli. In Ensaring, she appears imprisoned in a frozen-like place in which her performance happens, exhibited by one window of an art gallery. The salvation of Mouse’s fetishes-icons (through a silicon coating) and the subsequent installation around the perimeter of her white field of action, are the interaction playground in which the artists put the audience. Two realities physically kept apart are continuously interacting one with the other in an ironic play that suggests the interrogative on who is really the imprisoned subject: the audience who looks at, or the performer who is looked by the window. The elegant and cold performer’s gait, mixed with her rather indifferent character - interrupted just by the impenitent blow in the fan (put toward the public) – transform any contact into an enigma, letting the audience doubting about the real availability of the performer who acts while is physically unreachable. The audience remains with the sole voyeur satisfaction, with an unconscious active participation to the artistic performance, and with the doubt on who is the real victim of the frozen-like prison.

Mouse, la fetish performer londinese già modella di precedenti lavori di Moio&Sivelli, nel video Ensnaring appare intrappolata nel luogo congelato della propria performance ed esposta nella vetrina della galleria Blindarte. Il recupero dei feticci propri della performer, iconizzati dal rivestimento in silicone, e la loro installazione ai margini del suo bianco campo di azione costituiscono l'ambientazione scelta dagli artisti come luogo di interazione con lo spettatore. Due realtà tenute fisicamente separate interagiscono continuamente tra loro in un ironico gioco durante il quale è lecito chiedersi quale sia realmente il soggetto intrappolato: quello osservato o quello che osserva. L'elegante algido portamento della modella, il suo atteggiamento per lo più distaccato, rotto solo dall'impertinente soffiare nella ventola verso il pubblico sulla strada, rende enigmatico ed irrisolvibile qualsiasi contatto, generando dubbi nello spettatore riguardo la reale disponibilità della modella, fisicamente irraggiungibile. Resta allo spettatore la sola soddisfazione voyeuristica, la inconsapevole partecipazione attiva alla performance artistica, e il dubbio su chi sia la reale vittima dell'intrappolamento.

"Hampstead Park:it's done actually!" dvd, 3'22'', 2005.


In a rather crowded London public park, the naked performer Mouse starts continuous relation with the park visitors, by offering them some “fresh coffee”. She is the star of the art video: she embodies the “feminine” icon of Moio&Sivelli. The video is innerved either by photo sliding that are accurately computed, and by moving images, filmed, also in this work, under cover: the artists were hidden to the audience, during the irreverent and risky performance of the London model, started on her awakening in a common autumn morning...

In un affollato parco londinese, Mouse , facendo sfoggio disinibito del proprio corpo , innesca continue relazioni con i visitatori , offrendo loro del "fresh coffee".
È lei la protagonista del video che meglio incarna
l ' icona al "femminino" di MOIO&SIVELLI.
Il video presenta alternate sequenze di fotografie,
accuratamente rielaborate, ed immagini in movimento,
girate anche stavolta furtivamente, durante la rischiosa ed
irriverente performance della modella londinese, dal suo risveglio
in una comune giornata d'autunno....

"21 Woodgrange Avenue" 2'35'', 2004.

Filmed in London ,the video is a recording of a series of irreverent performances, which the two young artists have planned ,with the intention of investigating with an ironic accent,the relationship among the predestinate victims and the femine nudity.
Four performances set in an ordinary context of everyday life ,in a residential neighbourhood of the English capital, where the easy and broadminded use of some common girls bodies, brings to the reading of the individual intimity.
The attempts of provocation can underline many behaviours disseminated in the contemporary popular culture, creating new feminine icons.

Girato a Londra, il video è una registrazione di una serie di irriverenti performances che i due giovani artisti hanno architettato con l’intento di indagare con accento ironico sul rapporto delle vittime predestinate con la nudità femminile.
Le quattro performances sono ambientate in un normale contesto di vita quotidiana in un quartiere residenziale della capitale inglese, dove l’uso spregiudicato e disinvolto del proprio corpo da parte di ragazze comuni consente una lettura dell’intimità individuale.
I tentativi di provocazione riescono ad evidenziare comportamenti diffusi nella cultura popolare contemporanea, creando nuove icone al “femminino”.

"Whatever you like!" dvd, 2'39'', 2004.

The video “whatever you like “ has been shot at Gli Antichi Arsenali in Amalfi and it is a filming of visitors’reactions to the ironic and provoking tentations of a performer.
Walking around the visitors and holding a tray full of babà, the protagonist plays with them.She forces them or deny to them the tasting of the ebrious Neapolitan sweet.
The never ending proposals and negations of the sweet ,followed by an insolent mime, trigger a series of attractive and passionate relationships, which are expressly represented .
The babà becomes a sort of everyone’s recondite desire in the work of the two artists.
The tempter role of the performer, embraces the unprepared victims sometimes attracting them and even forcing them to new and sudden relationships.
The different completely natural and spontaneous reactions, bare the intimate aptitudes of the participants ,some people attempts of taking the situation under control ,seem to be quite evident almost like the pleasure of being involved.
Traditionally allusive, the babà as a protagonist amuses and involves by encouraging a passionate interpretation of the traditional Neapolitan gastronomy.

Il video “whatever you like!” ambientato negli Antichi Arsenali di Amalfi, è una ripresa delle reazioni dei visitatori di una esposizione alle provocanti ed ironiche tentazioni di una performer.
Aggirandosi tra i presenti, con in mano un vassoio di babà, la protagonista gioca con loro costringendoli o negandogli di assaporare l’ubriaco dolce napoletano.
Le continue offerte e negazioni dell’oggetto culinario, con mimica impertinente, innescano una serie di relazioni spesso passionali e seducenti esplicitamente rappresentate.
Il babà diventa nell’artificio dei due artisti il desiderio recondito di molti. Il ruolo di tentatrice della performer avvolge le impreparate vittime, adescandole e a volte anche forzandole a nuovi ed improvvisi rapporti. Le variegate reazioni del tutto naturali e spontanee smascherano le intime attitudini dei partecipanti: i tentativi di alcuni di prendere il controllo della situazione risultano evidenti quanto il piacere di altri di lasciarsi coinvolgere.
Tradizionalmente allusivo, il babà protagonista diverte ed invoglia incoraggiando una passionale interpretazione della tradizione culinaria partenopea.